Sono diventato abbastanza bravo con le cartine stradali, ora riesco a capire dalla conformazione del terreno e altri segni che tipo di strada può essere quella da affrontare il giorno dopo. Ieri sera ho puntato sulla route 17, che lambisce una zona di foreste, seguendo il corso del Savannah ed in effetti stamattina vedo le tabelle della “scenic road”.
Ci sono cose che cambiano rispetto alla zona delle montagne, intanto il clima umido e la vegetazione. Si cominciano a vedere le magnolie, che sostituiscono querce e faggi, ma a dispetto della stagione tutto l’ambiente intorno è verdissimo. Oggi ho pedalato per decine di chilometri in mezzo a foreste di pini, e la cosa mi ha un po’ sorpreso, pensavo di trovare un sud arido e desolato e invece è tutt’altro. Cambiano anche le facce che si vedono intorno; a nord di New York era molto raro vedere gente di colore, qui i neri sono la grande maggioranza, e anche il modo di parlare un pò si modifica, la parlata è strascicata e lenta, ritmata in modo particolare, a volte difficile da capire.
Pedalando ascolto spesso le radio locali, e quasi tutte trasmettono musica country, oltre agli onnipresenti sermoni dei radio-predicatori evangelici, mentre i dibattiti politici sulla riforma sanitaria che erano prevalenti nel nord qui mi sembrano assenti.
Quella che non cambia è la disponibilità delle persone. Stamattina ho incrociato una coppia di ciclisti della domenica, Eleanore e Alfred, che dopo le due chiacchiere di rito mi chiedono dove ho intenzione di fermarmi per la notte; abitano nel paese dove sono diretto, Statesboro, e mi propongono doccia, cena e pernotto a casa loro. Accetto e ricordo che Jonathan, ad Asheville, mi aveva parlato della grande tradizione di ospitalità del Sud. Ora so che non scherzava.