mercoledì 2 settembre 2009

1 settembre - La terza bottiglia di plastica





Grande incontro stamattina a colazione al motel, un altro ciclista che fa la East Coast come me, anche se da sud a nord, e non è un americano è un francese: Marc Delval.
Dire che sta facendo la costa est è un po’ riduttivo, in realtà sta facendo il giro del mondo, che prevede di completare nel 2015, ma lo fa a tappe di qualche mese, al termine delle quali rientra in Francia per ricaricare le batterie e preparare il successivo pezzo. Ora sta facendo la Key West – Boston, più o meno la distanza e il percorso che sto facendo io, ma questa primavera ha pedalato in tutte le isole dei Caraibi: Cuba, Santo Domingo, Bahamas, Jamaica, per 3.000 km. La tappa successiva, nel 2010 sarà l’Europa, della quale farà una sorta di circumnavigazione partendo dalla Scandinavia, da lì discesa a sud: Francia, Spagna, Italia, Grecia Turchia, e ritorno a nord attraverso l’est: Russia, Polonia e Paesi Baltici; per questa tappa prevede di stare via un anno. Sul portapacchi posteriore ha un bauletto rigido che contiene un raccoglitore con le foto e i percorsi che ha fatto in tutto il mondo, un po’ come il press-book degli attori, e poi un altro registro, tipo quello degli alberghi di lusso, dove le persone che lo incontrano scrivono due righe a ricordo.
Con me è generoso di cartine e di consigli sui posti in cui vale la pena fermarsi dopo Savannah.
Quando si incontrano sulla strada personaggi come questi, io ho sempre un paio di curiosità: una è cosa fanno nella vita, o cosa hanno fatto per poterselo permettere? Ma con Marc è impossibile approfondire l’argomento, parla solo francese, di inglese non sa una parola, e anche questo è un bel mistero: come si fa a girare il mondo così?
L’altra cosa che mi chiedo è che tipo di ciclista è, nel senso che il grande ciclista-viaggiatore confina pericolosamente con il ciclista-vagabondo/accattone. A volte non è facile distinguerli, nel senso che ci sono in giro per il mondo personaggi che non hanno una meta precisa, sono in viaggio da anni e semplicemente vivono così, e le loro ragioni non te le vengono a dire, anzi di solito sono poco avvicinabili. Ma ci sono anche ciclisti-tecnici come Marc, anch’essi in giro per lungo tempo, però secondo un piano preciso che prevede un ritorno prima o poi. Come distinguerli? La differenza è sottile, ma basta guardare alle bottiglie in plastica che si portano dietro: tre o quattro bottiglie, che contengono semplice acqua sono il segno che il punto di non ritorno è stato superato: quello è il ciclista-vagabondo. Il ciclista viaggiatore invece non ne ha più di due e dentro c’è gatorade o acqua con i sali. E le borse laterali sono di qualche marca tedesca molto costosa, traspiranti, impermeabili, inaffondabili, e spesso non funzionano. Il ciclista vagabondo invece ha borse in plastica da supermercato, in quantità, e quelle sono veramente impermeabili.
Io e Marc abbiamo due sole bottiglie in plastica, ma occhio, il confine è vicino.

1 commento:

  1. ...già che lavoro fanno?? ( o meglio che lavoro fate) scusami mi presento....alessandra di Forlì. Sono anche io una "cicloturista" con solo una esperienza di viaggio in bici in NZ.
    Allora aspetto di vedere una tua foto accanto al "maxitubo 90 miles to cuba" di key west che se ho capito bene dovrebbe essere il tuo punto di arrivo.
    In bocca al lupo per i tuoi prox km ... e che il vento ti sia amico
    byebye
    ale

    RispondiElimina