giovedì 15 luglio 2010

10 luglio - la testa di capra





Lo sapevo che sarebbe successo. Ci hanno offerto la testa di capra, e l’abbiamo dovuta mangiare, Secondo le guide è l’incubo di ogni turista straniero che visiti il Kazakhstan; a volte si riesce a schivarla, ma a volte è impossibile perché è il loro piatto nazionale e tengono moltissimo a fartela assaggiare.

E’ andata così, siamo partiti di buon’ora dal canyon di Sharin, dove abbiamo alloggiato in una yurta lungo la strada (e meno male, perché è stata l’unica possibilità di alloggio in 70 chilometri). Poi abbiamo preso a pedalare in salita. In uno scenario splendido di steppe, montagne brulle e gole, che aveva tutti i toni del verde. Traffico inesistente, umanità inesistente, solo cammelli e cavalli bradi, un silenzio perfetto, una pedalata perfetta, sembrava. Ma poi ha cominciato a piovere forte e la magia si è interrotta, si è fatto molto freddo, (25 gradi meno di ieri), la strada ha preso a salire fino a 1.800 metri, il vento a girarsi contro. In una tappa che sarebbe piaciuta a Remo siamo arrivati completamente zuppi e infreddoliti a Kegen, punto di arrivo previsto. Dopo aver brigato un bel po’ per trovare l’affittacamere ed esserci asciugati alla meglio abbiamo gironzolato per un po’ in paese, solo per renderci conto che quello era il posto più malfamato e sgradevole in cui eravamo capitati in tutto il giro.

Ma come è successo altre volte, la situazione si è ribaltata in un attimo, per strada ci siamo imbattuti in un gruppo di ragazzi che ci ha invitato a casa loro, ad una festa di famiglia, (la solita famiglia allargata di 20 persone) che si stava mettendo a tavola.

Siccome alle viste non c’era niente di pericoloso, anzi: the, formaggi, kumis, verdure, frutta e dolci, abbiamo accettato l’invito di buon grado, tra l’altro tutti i parenti dei ragazzi erano persone molto simpatiche. Insomma la cosa sembrava finita lì, tra chiacchierate, canti e suoni di sombra – lo strumento tradizionale - quando il capofamiglia ha annunciato l’arrivo del Bish-bermak: la testa di capra (notare, dopo i dolciumi).

Bish-bermak significa cinque dita, perché è un piatto che si deve mangiare con le mani. Per me e Piero, ospiti d’onore, ha tagliato le orecchie e ce le ha messe in piatto, passando il resto della testa agli altri e osservandoci orgoglioso. Io e Piero ci siamo guardati sgomenti per qualche lungo secondo, lui col suo orecchio destro e io col sinistro, ma poi ci siamo detti “beh proviamoci, forse non è così male”. Invece è stato anche peggio, la cosa più disgustosa che abbia mai assaggiato. Uno degli invitati, notando i miei sforzi di reprimere il vomito ha sorriso, ma ha fatto finta di niente, con grande signorilità.

3 commenti:

  1. Oh finalmente aspettavamo con ansia questo momento.
    Altro che stellati, altro che lingue e Bottura.
    Questa è la vera cucina del domani.
    Ma cos'è ti sei imborghesito?
    lo sai che mangiare un organo di un animale come la capra migliora l'organo corrispondente di chi lo mangia?
    Mi sentiiiii?
    Ecco vedi se lo mangiavi ce l'avresti fatta.
    Comunque nonostante i cani, le teste con gli occhi galleggianti non abbandonate la presa...a fine corsa ci sono le kirghise che vi aspettano in aeroporto.
    Ops...mi è scappata doveva essere una sorpresa.
    The doctor

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  2. ha ha!! ever tried Rocky Mountain Oysters?!? because I have! e lo zio sa di cosa parlo! potrebbero rivaleggiare in quanto a disgusto con le orecchie di capra!! (ma erano anche pelose?!)
    Anche indiana jones aveva dovuto mangiare gli occhi di qualche animale schifoso, dai! viva l'avventura!!

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  3. Ciao Diego e Piero, seguo il vostro affascinante viaggio con grande piacere ..... e poca fatica. Mi sono molto interessato in particolare delle statistiche sulla popolazione di Almaty e sui panorami che li si godono.
    Va be anch'io non cambio mai!
    Un abbraccio e buon viaggio.
    Graziano

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