mercoledì 7 luglio 2010

30 giugno - a Bishkek

Il nostro contatto a Bishkek è Devendra Pal Singh, nazionalità indiana e responsabile di Servas per il Kyrghizstan. Ci siamo sentiti più volte dall’Italia, è la persona che ci ha tenuti al corrente sulla situazione politico-militare qui. Non può ospitarci perché sta accogliendo amici, sfollati dalla zona di Osh, lo incontreremo domani. Intanto ha mandato un’altra persona all’aeroporto a prenderci, è una ragazza e si chiama Asia (molto simbolico direi), saremo ospiti a casa sua per un paio di giorni.
Il percorso aeroporto-città è tranquillizzante: c’è un solo posto di blocco e la presenza di militari e poliziotti è quasi inesistente, o almeno invisibile.
La casa di Asia è in un sobborgo di Bishkek, quasi campagna. E’ modesta, ma pulita; il gabinetto è un buco nell’orto circondato da un gabbiotto. In casa non c’è l’acqua corrente, ma un sistema ingegnoso di secchi sopperisce bene al problema e comunque nel giardino c’è un rubinetto con l’acqua potabile, acqua degli Alatau, freschissima.
In famiglia ci sono mamma, sorelle, zia, cognato e nipoti di età variabile e numero imprecisato. E’ una famiglia allargata, molto unita e di un’ospitalità quasi imbarazzante date le circostanze. Asia, anche se non è la maggiore di età si muove con la discrezione e l’autorevolezza di una capo famiglia.
A sera finalmente conosciamo Devendra. E’ un pensionato settantenne di grande energia, ex pilota dell’aeronautica militare indiana che da qualche anno è impegnato in progetti sociali per aiutare il paese. Lo fa con disinteresse e grande passione, secondo un costume tipicamente britannico (e poco italiano), che prevede che, una volta chiusa l’esperienza lavorativa, si mettano a disposizione degli altri le proprie conoscenze, relazioni e capacità.
A cena Devendra si è portato cinque signore, tutte appartenenti a Servas Kyrghizstan. Sono donne molto attive, con curriculum internazionali, impegnate nel business o nella istruzione. Danno l’impressione, confermata da quanto leggevo nella guida, che in questo paese le donne contino più degli uomini.
A cena ordinano un piatto chiamato pilmini, che è pari pari un cappelletto asciutto alla panna, solo con il ripieno di carne di pecora, ma per il resto indistinguibile dai nostri. Io trasalgo, ma questo è niente perché una delle ladies comincia a raccontare che quello è un piatto di origine orientale, che la pasta viene tirata a mano da certe vecchie signore… - le sfogline! – dico io. Eh no, non sarà mica come quella storia che la pasta l’hanno inventata i cinesi, l’America l’hanno scoperta i vichinghi, ecc. Per favore, il cappelletto, no. Tra l’altro, la mia idea era di evangelizzare queste terre con l’Artusi in una mano e il mestolo nell’altra, ma a questo punto diventa tutto più difficile.
Comunque, Devendra per domani dà l’incarico alle signore di farci visitare la città e di badare a noi, e noi saremo ubbidienti.

1 commento:

  1. Come i cappelletti e le sfogline?!ci sono anche le azdore asiatiche? questa poi non la volevo sentire!;-)

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