sabato 17 luglio 2010

11 luglio - Narinkol




Partenza da Kegen alla mattina di buon’ora perché questa sarà la tappa più lunga, 96 km, e già all’uscita del paese si presentano le prime distese di verde, un campo da golf lungo 30 km, mandriani che lo attraversano al galoppo, cavalli in libertà.

Poi la steppa cambia, le distese di erba più alta si alternano a strisce lunghissime di colore giallo, porpora, azzurro, c’è solo il rumore del vento e il gracchiare dei corvi, il traffico è quasi inesistente: è una delle strade più belle sulle quali abbiamo mai pedalato. Superato un piccolo passo, onde di colline che all’infinito diventano montagne, e che poi diventano ghiacciai. Sulla nostra destra riconosciamo la piramide del Khan Tengri, l’unico 7000 del Kazakistan e la ragione principale di questa deviazione che ci porta al paese di Narinkol. Qui la strada finisce e oltre c’è soltanto la Cina, separata da un confine esile di fil spinati.

A Narinkol ci aspetta la famiglia dei parenti di Carmine, uno degli incontri di Almaty, che li ha contattati per tempo per preannunciare il nostro arrivo,

E’ una casa povera quella che ci accoglie, ma come sempre succede, dimessa all’esterno, calda e accogliente all’interno. In famiglia c’è Beri, la moglie Alma e la piccola Zhanna. Hanno preparato per noi una tavola coloratissima: the, frutta secca, frutta fresca, formaggi, burro, salame, biscotti e dolcetti.

Naturalmente, la nostra immediata preoccupazione è verificare la presenza di teste di capra, ma dopo una rapida ispezione in cucina, scoperchiate un paio di pentole, ci sembra tutto tranquillo.

Lo spettacolo della serata è Beri, un traccagno scuro con un occhio di vetro, ma con una vitalità incredibile; a tavola ci invita a mangiare, “pajeti, pajeti!”, a bere, poi a rimangiare, quindi tira fuori la sorpresa: una bottiglia di “koniac” kazako che considera migliore di quello francese. Noi abbiamo qualche dubbio, ma Beri insiste: “Ciu, ciu!” (un poco, un poco). Poi esce di casa, fuma, sputacchia dappertutto, rientra, ci reinvita a mangiare, poi a bere, e ancora ciu ciu koniac. Ma non è finita, indossa il cappotto tradizionale kazako, tira fuori la sombra che finge di suonare, esce di nuovo, rifuma, risputa e rientra. E’ un carosello impazzito, ma divertente.

Il suo ultimo show è la preparazione della nostra stanza da letto; fa uscire come dal nulla tappeti e trapunte che fanno da materassi, li dispone sul pavimento insieme ad altre trapunte che fanno da lenzuola e coperte.

A fine serata Zhanna ci regala due vertebre d’agnello che ha colorato di rosso: sono due portafortuna.

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