giovedì 16 luglio 2009

15 luglio - La frontiera






Mi sveglio con la pioggia e indugio un paio d'ore prima di partire sperando che spiova. Smontare la tenda, fare i bagagli, caricare la bici e tutto sotto l' acqua sarebbe poco divertente. Poi mi avvio alla famosa frontiera secondaria dove dovrei passare senza problemi: errore! Parlo con le due guardie, che rifiutano di farmi entrare (un tipo fine come me!), perchè non ho fatto le procedure di immigrazione e in quella frontiera non si possono fare. Mi spediscono ad un'altra frontiera, per fortuna non lontano, quanto lontano? chiedo, -10 minuti in auto - . Spiego che sono in bici e chiedo quante miglia sono -Boh?-. Questa non è scortesia, nella cultura americana l'auto è una cosa assolutamente centrale, e tutte le distanze sono misurate in minuti o ore di macchina e non in miglia. Quando a domanda rispondo che la mia meta finale è la Florida il poliziotto piu' giovane dice - Sono 24 ore di macchina da qui - (lo sapevo che l'avrebbe detto!) e mi chiede perchè non lo faccio in auto. Ora, usare l'ironia con i poliziotti americani non è prudente, per cui dò una risposta controllata "In bici ci metto più tempo, ma vedo più cose" e la discussione si chiude lì.
Dopo un'ora raggiungo il secondo posto di frontiera e qui, dopo una mezz'oretta di interrogatorio sembra filare tutto liscio, fino a quando arriva la domanda - Ce l'ha il biglietto aereo di ritorno?- No, non ce l'ho perche non so quando e da dove ripartirò. Questa cosa li innervosisce enormemente e cominciano a chiedermi di tutto. Il loro timore è di far entrare nel paese degli spiantati, che dovranno essere mantenuti o rispediti a casa a spese del governo.
Anche qui vorrei dirgli che con la liquidazione Fidital mi posso comprare: loro tre, la loro casermetta e tutti i distintivi, ma mi sembra indelicato. Gli dico che sono già stato negli USA due anni fa, ho 2000 $ in tasca e una carta di credito. Alla fine se la fanno andare bene: impronte digitali, foto e 6$ di spesa ed entro nello Stato di New York!, mica Cusercoli.
Da qui la direzione è il lago Champlain, una delle mete classiche del cicloturismo americano. Le strade che portano al lago sono scenografiche, del tutto senza traffico, attraversano coltivazioni di meli, aceri, mirtilli e terreni da pascolo. Le case sono splendidi cottage in legno o fattorie stile mulino bianco, appoggiate su prati da golf. Non hanno cancellate o ringhiere e i giardini arrivano alla strada.
Non si capisce però dove sta la gente. Nei 66 Km che ho fatto oggi non ho incontrato nè un bar, nè un motel, o un negozio di alimentari, e forse una quindicina di macchine. Se non avessi fatto una abbondante provvista al negozio del camping sarei morto di fame, (don't tell my mama!). E non ho visto ancora un'anima in bicicletta, non dico ciclo-turisti di lungo corso come me, ma neanche ciclo-contadini che vanno dal campo alla casa.
Per fortuna che al 66° Km ho trovato un camping sul lago. Essenziale, ma carino, costo 4$, cioè 2,5€. Cena al diner a 7,5$, da far invidia alla mensa Barcia.

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