giovedì 30 luglio 2009

28 luglio - Casa Simon




Nei tre giorni di sosta a New York sono ospite di una famiglia contattata attraverso Servas. Sono una coppia di 45enni, Gabor e Judith, con due figli, che al momento sono fuori in vacanza. Sono abituati ad ospitare gente da tutto il mondo ed hanno un approccio molto easy: mettiti dove vuoi, esci quando vuoi, se hai fame serviti, ecc. Vogliono solo condividere delle esperienze di vita e di viaggio con altri. Hanno una storia alle spalle: sono nati e vissuti in Ungheria fino al 1989, quando hanno deciso di scappare, tre settimane prima della caduta del muro. Il tempismo non è la qualità migliore della famiglia, ma ne hanno altre. Abitano in un sobborgo di Newark, Millburn, una splendida zona di villini nel verde, la porta di casa non è mai chiusa a chiave, e così immagino per quelle dei vicini, la casa non ha la TV, ma pile di libri e dischi. Ecco un altro posto dove si potrebbe vivere.
Lui è un anestesista, lei una oftalmologa e tutti e due sono molto impegnati col lavoro, così ci vediamo per cena. Entrambi lavorano per cliniche private, (qui il pubblico nella sanità non esiste). Judith lavora anche come volontaria in una struttura non profit che opera per chi non ha l’assistenza sanitaria. E’ un istituto finanziato da donatori privati e i due più importanti sono Bon Jovi e Bruce Springsteen. Il sogno di Judith è di andare a lavorare in Africa, mi dice che il rapporto tra oftalmologi e popolazione è di 1: 5.000 a New York e di 1:800.000 in Ghana. Questo fa sì che molto del suo lavoro sia fatto di interventi di routine e a volte anche non necessari, perché tutto il sistema spinge in questa direzione.
Il tema dell’assistenza sanitaria è al centro del dibattito politico negli USA. Ci sono 45 milioni di persone senza assistenza sanitaria e Obama si gioca molto del suo futuro politico sulla capacità di riformare il sistema, che assomiglia sempre più a quello di un paese del terzo mondo. Per di più, dato che tutte le persone “garantite” dal punto di vista sanitario lo sono in virtù di un contratto di lavoro a tempo indeterminato, la crisi in atto sta aggravando ogni giorno la situazione, perché sempre più gente quei contratti di lavoro li sta perdendo.
La gente con cui ho parlato ha una grande fiducia in Obama come persona, “se c’è uno che ce la può fare è lui”, ma molti sono scettici sul risultato perché le lobby dell’industria farmaceutica e ospedaliera hanno un interesse fortissimo a mantenere lo status quo e controllano molti congressisti attraverso il meccanismo del finanziamento ai partiti, e quindi sono in grado di bloccare il cambiamento. Qualcuno mi ha detto che se non si spezza il legame finanziamenti-politica non ci sarà nessuna riforma vera.

1 commento:

  1. Dopo aver visto la seconda foto di questa giornata (quella con il prato e il villino in pietra), sono andato fuori nel mio giardino, del quale conosco i nomi di ogni filo d'erba (in tutto saranno una ventina, è una mesa più che un prato nonostante Antonella ogni sera mandi a secco Ridracoli per annaffiare), ho preso la zappa e l'ho fatto a pezzi.
    Domani verrà l'asfaltatrice, faccio un parcheggio.
    Grande storia quella di Gabor e Judith e grandissimi loro due, ci si sente meno soli al mondo con gente così e viene da credere che forse ce la possiamo fare.
    E' una grande fortuna poter incontrare persone come loro due, non capita spesso.
    Il grande Obama chissà se ce la farà, in effetti io mi aspettavo che lo facessero fuori entro 6 mesi dall'elezione, sta resitendo oltre ogni previsione: o è molto furbo o ha probabilmente degli ottimi body guard, o entrambe le cose.
    Diego, sei un grande e stai diventando il libro più bello che ho letto negli utlimi tempi !!!

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