lunedì 24 agosto 2009

22 agosto - Jonathan




La tappa è stata dura, 94 km, con una deviazione per evitare il solito tratto di poche miglia in cui la statale non si sa perché sfocia nella intestate, a me proibita. Per fortuna lungo la strada incrocio un gruppetto di cicloturisti locali, tra cui una biondina con qualità ciclistiche notevoli, che mi consiglia di prendere una forestale che aggira l’ostacolo attraverso uno splendido percorso di montagna. Da lì in avanti arrivare ad Asheville è stato solo un problema di resistenza al caldo e alla fatica.
Appena messo piede nel campeggio, ho capito subito che l’aria monacale dei motel era finita: mi si avvicina un tizio, barba bianca e aspetto strambo, che mi dà il benvenuto e mi invita a campeggiare accanto alla sua tenda, si chiama Jonathan.
Jonathan è operatore TV, è qui al camping da un paio di mesi perché sta girando degli spot per alcuni locali e attività commerciali varie dei dintorni, ma soprattutto ha un programma settimanale che produce per una TV locale, chiamato “I viaggi di Jonathan”, (ma non c’era anche in Italia?), nel quale intervista viaggiatori, esplora esperienze di vita particolari e non so che altro. Mi racconta tutto questo e vedendo il mio assetto e ascoltando la mia storia decide che io sarò il protagonista della prossima puntata del suo show, dice che mi ha mandato la Provvidenza. Domani mattina mi intervisterà, nel frattempo mi invita a cena qui al campeggio e cominciamo a raccontarci un po’ di vita. Ha 62 anni, sposato e divorziato 3 volte, 10 figli di cui ha perso i contatti (tranne uno). Una vita spericolata, hippie negli anni ’60, autostoppista in giro per l’Europa, poi diventa Amish, vita stretta di comunità, ma lui vuole sposare un’altra donna e quindi è costretto a lasciarli. Inizia a insegnare, ma poi abbandona per fare l’operatore TV. Ora non ha una donna, dice che il suo problema è che non gli piacciono anziane (cioè come lui), né grasse, il che fa pensare che non sia poi così strambo, però limita un pò le scelte.
Siccome questa Asheville è una città che ha una forte connotazione libertaria, di tolleranza e alternativa, il fatto di vivere questi due giorni con un tipo così rappresentativo mi sembra un colpo di fortuna incredibile. Abbiamo cenato intorno al fuoco e lui ha cucinato costolette di maiale arrosto (so di darti una gioia, Ric), poi ha cantato canzoni dei Beatles, di Janis Joplin e Bob Dylan. Sembrava una parodia dell’hippie nostalgico e invece era tutto vero.

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