lunedì 24 agosto 2009

23 agosto - Asheville








Comincio a conoscerlo un po’ meglio Jonathan. Intanto stamattina abbiamo girato l’intervista, sempre al campeggio, perché questa è la sua base. Andrà in onda domenica prossima alle 17.00 sul canale UR.TV, che trasmette via cavo, ma ha anche lo streaming internet, per cui è possibile vederla sul sito http://www.urtv.org/, cercando il programma “Jonathan Journey”. Se qualcuno ce la fa, per favore la scarichi.
Jonathan è qui al campeggio per un accordo che ha con il proprietario, per il quale ha girato uno spot, così non paga per il soggiorno. Anche buona parte degli alimentari e altri servizi gli arrivano con questi cambi commerciali fatti con gli sponsor del programma. L’auto che guida è una vecchissima Ford, i due sedili dietro sono occupati da un computer, (non portatile), alimentatori, tastiere, biancheria sporca, lampade alogene, scarti di cibo, scontrini vecchi e la cinepresa, ed è la cosa più simile ad una discarica che io abbia mai visto. L’interno della sua tenda non me l’ha fatto vedere perché ha detto che era un pò in disordine. Alla fine però, anche senza fargli la domanda diretta, ho capito che quella macchina e quella tenda sono la sua casa.
Sfruttando questo sistema del cambio commerciale, abbiamo “comprato” da mangiare in un negozio equo e solidale (solidale soprattutto con noi) e abbiamo ottenuto con lo stesso sistema due biglietti per il tour della città con il bus e la guida (Jonathan intanto girava del materiale o fingeva molto bene di farlo). Mi ha spiegato che la tradizione “hippie” di questa città data dagli anni ’60, quando una legislazione molto più tollerante che in altre parti d’America attirò qui giovani coppie che volevano abortire. Allora tutta l’area era poco sviluppata, non costosa, aveva un buon clima dovuto all’altura (750 m.) e questo attirò in particolare i giovani e gli alternativi. Tutto sommato una storia simile a quella del Vermont, e non a caso c’è qualcosa di Burlington in questa città.
L’altra caratteristica di Asheville è che da 130 anni è il quartier generale dei Vanderbilt, una delle grandi famiglie d’America, i Gates degli anni ‘30. Il figlio del capostipite fece costruire qui ad Asheville quella che è considerata la casa privata più grande del mondo, la Biltmore House, 250 stanze, che dal cancello di entrata al palazzo richiede 25 minuti di pedalata di buon passo. Oggi pomeriggio sono andato a vederla ed è una vera meraviglia: una reggia europea, ma adattata alle modernità che agli inizi del secolo scorso già venivano avanti. E quindi: piscina, sala da bowling, palestra con attrezzi per il fitness, spogliatoi per gli ospiti, scuderia, cantina per produrre il vino, biblioteche, sala da musica, con arredi, quadri arazzi di grande gusto, prima che di grande valore.
Ho ripensato alla “casa” di Jonathan; è curioso scoprire nello stesso posto e nello stesso momento due situazioni così lontane tra di loro e così inconciliabili.

1 commento:

  1. guarda un pò , appena uno va in T.V. se la tira subito , e i vecchi amici li lascia senza notizie per diversi giorni .
    ciao ,george (clooney)
    riciao , Diego , a più tardi per commentare i tuoi ultimi giorni del BASSITUOR .

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