martedì 11 agosto 2009

9 agosto - Il Mall




I Mathis mi scortano con la bici a Washington Downtown. E’ un percorso ciclabile magnifico quello che facciamo, inizia a 200 metri da casa loro e finisce sul Mall, passando attraverso un parco pubblico lungo 11 miglia, praticamente tre volte il Central Park, con il fiume Rock Creek che scorre accanto alla pista, ponti in legno, vecchi mulini, e centinaia di persone che fanno jogging o pedalano come noi.
Il Mall è uno spazio erboso rettangolare lungo tre chilometri e largo qualche centinaiodi metri, all’interno del quale si trrovano i monumenti e le sedi delle istituzioni più sacre e più importanti d’America: il Lincoln Memorial, il monumento a Washington, Capitol Hill con il Congresso, il Memoriale della guerra in Vietnam sono tutti concentrati qui, in questo lungo corridoio. E’ lo scenario su cui si affaccia Forrest Gump per parlare della guerra ai figli dei fiori. E’ lo spazio dove gli americani vanno per protestare, manifestare, sentirsi patriottici o semplicemente per prendere il sole. Oltre a questo il Mall è anche una serie di musei straordinari, che sono la cornice esterna di questo rettangolone, ed è ovviamente l’anticamera della Casa Bianca, che da qui dista poche centinaia di metri.
Questo sarà il mio punto di riferimento anche per i prossimi giorni. Oggi intanto inizio dagli eroi nazionali e dai memoriali della guerra. Il monumento a Lincoln, mi dice Tami, è quello che loro considerano più sacro; del presidente abolizionista è riportato, inciso nel marmo, il discorso di Gettysburg, considerato, insieme alla costituzione, la più importante dichiarazione dei principi di libertà e tolleranza su cui si fonda il paese. Il monumento più toccante però è il lungo muro in granito nero con i 58.000 nomi dei soldati morti o dispersi in Vietnam. E’ pieno di veterani, alcuni in carrozzella, accompagnati da giovani o altri reduci, ed ispira una solennità da cui gli altri siti , per quanto interessanti, sono lontani.
In serata i Mathis mi portano a vedere il quartiere vicino al loro, Silver Spring, che è quello in cui sono nati e cresciuti e mi spiegano che è diverso da tutti gli altri perché qui si realizza una mescolanza di razze e di condizioni sociali in America rarissime. Bob mi dice che in America ci sono muri invisibili che fanno sì che i neri stiano con i neri, gli ispanici con gli ispanici, e così gli asiatici, e le altre etnie. Qui non è così, la cosa è percepibile anche a un estraneo come me e loro ne sono orgogliosi. I Mathis sono cresciuti qui, hanno le rispettive famiglie che vivono a poca distanza e sono in grado di raccontare come è cambiato il quartiere, urbanisticamente e socialmente dagli anni ’60 ad oggi. Questa è una cosa del tutto non-americana, ma piuttosto europea. Qui la gente è abituata a spostarsi costantemente per lavoro e la situazione più comune è avere il fratello in uno stato, la sorella in un altro, il padre, divorziato, in un altro ancora, e la madre pure.

1 commento:

  1. e vai Diego.... bellissimo, questo viaggio.
    A leggere le tue avventure ed i commenti degli amici sui posts c'e' da divertirsi e sognare.

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