sabato 1 agosto 2009

31 luglio - La statale 9






Ieri ho fatto 110 km, nuovo record di percorrenza giornaliera, di velocità media (17 km/h) e di tempo in bicicletta (6 ore e 10). Era prevedibile, dopo la sosta a New York mi sentivo benissimo e sono andato, senza pensarci tanto su. Ho ripreso a pedalare decisamente verso Sud, dopo gli aggiramenti di New Yok, lungo la costa Est del New Jersey verso Cape May, da dove prenderò un traghetto che mi porterà nella penisola di Delmarva, alle porte di Washington.
Oggi invece le gambe non vogliono saperne. A volte succede e non capisci bene perché. Però ora la cosa è chiara: lo sforzo pesante di ieri e il vento contrario per tutta la giornata, che per i ciclisti è peggio della pioggia. Da New York in giù il paesaggio si è fatto molto più padano. Niente più pittoresche strade di campagna o statali semideserte. Qui il traffico è pesante e non ci sono alternative, nella direzione Sud, ad una autostrada (per me proibita) e una statale abbastanza trafficata, la route 9, che è quella che seguo. Purtroppo stamattina le confondo e pensando di essere sulla 9, mi infilo in autostrada, iniziando a pedalare sulla corsia di emergenza. Dopo qualche chilometro però questa si chiude per lavori stradali e io mi ritrovo a pedalare su una delle corsie delle auto, che mi sfiorano a tutta velocità, schiacciato a destra contro il new jersey. Sono 20 minuti da panico, ma non ci sono uscite e sto veramente rischiando la vita, quando sento la sirena della polizia dietro di me. Appena ce n’è la possibilità l’agente mi ferma, mi interroga, mi spiega dove sono, mi fa la ramanzina (giusta) e mi scorta all’uscita: è andata bene.
Un paio d’ore dopo mi fermo per mangiare ad uno slargo della strada, occupato da una vecchia venditrice di hot dog. Prima di prendere l’ordinazione Jackie, così si chiama, mi fa notare, lì vicino, una pozzanghera a forma di cuore e mi dice “Vedi? E’ un segno di buona fortuna per il tuo viaggio!” Che bella cosa mi ha detto, penso. Ma cinque minuti dopo, all’arrivo di un camionista ciccione che le compra 3 hot dogs per colazione, la sento dire “Vedi quella pozzanghera a forma di cuore? E’ un segno di buona fortuna per il tuo viaggio!”
E’ ferma a vendere hot dog in quell’angolo di strada da 27 anni, e non è mai andata da nessuna parte. E’ contenta del suo lavoro e non lo cambierebbe con nessun altro, le piace fare contenti i suoi clienti. In un paese dove tutti si muovono freneticamente alla ricerca di una felicità improbabile, lei l’ha trovata in uno slargo della statale 9. Mi ha lasciato l’indirizzo perché le mandi una foto dalla Florida, si chiama Jackie Macyda, e non sa che anch’io campo la vita vicino alla statale 9, da noi più nota come via Emilia.

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